La strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 provocò 85 morti e 200 feriti. E' una delle pochissime stragi italiane che abbiano avuto una definitiva soluzione giudiziaria. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, pero', se hanno ammesso numerosi altri delitti, si sono sempre detti innocenti. E negli anni sononate numerose piste alternative a quella della ''strage fascista''.
LE SENTENZE - Per la giustizia italiana non ci sono dubbi che si sia trattato di una strage attuata da elementi dell'estremismo di destra. Il 23 novembre 1995 una sentenza delle sezioni unite penali della Corte di Cassazione conferma la sentenza d'appello che ha condannato all'ergastolo Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. La Cassazione conferma l'assoluzione per Massimiliano Fachini e le condanne per Licio Gelli (dieci anni di reclusione), Francesco Pazienza (dieci anni) e gli ex ufficiali del Sismi Pietro Musumeci (otto anni e cinque mesi) e Giuseppe Belmonte (sette anni e undici mesi) per i depistaggi. Due anni dopo la Cassazione assolve definitivamente Sergio Picciafuoco, che era stato sottoposto a un nuovo appello. L'11 aprile 2007 la Cassazione conferma la condanna a 30 anni per l'ex Nar Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca della strage.
DEPISTAGGIO PER USTICA - Nel 1990, uno degli avvocati di Stefano Delle Chiaie, l'estremista di destra coinvolto in numerose inchieste, afferma che l'attentato alla stazione di Bologna era stato organizzato 'per coprire la vera storia di Ustica', avvenuta un mese prima. Di possibili connessioni tra le due stragi si parlera' anche in commissione stragi. Anche il prof. Paolo Signorelli, uno degli ideologi dell'estremismo di
destra, sostenne che la strage di Bologna era un ''depistaggio sanguinoso per allontanare i governanti della 'colonia' Italia da qualche missile statunitense che si aggirava, forse, nel cielo di Ustica alla ricerca di qualche aereo libico''.
LIBIA - Anche questa ipotesi parte dalla teoria di un legame con Ustica, ma ne attribuisce la responsabilità alla Libia. Il primo a parlarne vagamente e' il ministro Antonio Bisaglia. A luglio 1991 il parlamentare Dc Giuseppe Zamberletti (poco dopo le parole di Signorelli) sostiene che si sarebbe trattato di una ritorsione per l'accordo tra Italia e Malta firmato proprio la mattina del due agosto 1980. L'ipotesi e' ripresa nel 1993 dal capo della Polizia Vincenzo Parisi, durante un'audizione in commissione stragi. Secondo una variante di questa teoria, i libici avrebbero agito per ritorsione contro il tentato attacco
contro Gheddafi, collegato alla strage di Ustica.
PALESTINESI - Nel 2005 la commissione Mitrokhin acquisisce un rapporto che, tre settimane prima della strage, parlava dell'intenzione del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) di attuare una ritorsione se non fosse stata attenuata la condanna del suo rappresentante in Italia, Abu Anzeh Saleh (coinvolto nella vicenda del traffico di missili trasportati da Pifano). Nello stesso anno, l'ex presidente
Francesco Cossiga dichiara che ''probabilmente era in corso un trasporto di esplosivo da parte dei palestinesi che, come tutti sanno, in quel periodo avevano mano libera di agire non contro l'Italia ma in Italia: e' possibile che durante quel trasferimento una o due valigie di esplosivo siano saltate''.
FALANGISTI LIBANESI - Nel 1981 Abu Iyad, uno dei principali dirigenti palestinesi, dichiara che l'Olp ha fornito alla magistratura italiana indizi sulla responsabilita' di fascisti addestrati in Libano nei campi falangisti. Abu Iyad racconta che due settimane dopo la strage l'Olp ha arrestato un gruppo di terroristi tedeschi provenienti dal Libano che, interrogati, hanno raccontato che si erano addestrati in un campo dei
falangisti con alcuni italiani che venivano da Bologna e parlavano di ''un colpo grosso'' da fare nella loro citta'.
CARLOS E TEDESCHI - Della presenza di un suo uomo, tedesco, sul teatro della strage, parla per la prima volta il terrorista internazionale Carlos in un'intervista del 2000. In commissione Mitrokhin arriveranno poi carte che sembrano dimostrare che il terrorista tedesco Thomas Kram, esperto di esplosivi e legato a
Carlos, avrebbe pernottato a Bologna all'Hotel Centrale nella notte tra l'1 e il 2 agosto e avrebbe lasciato l'albergo, dove era registrato con il suo nome, di prima mattina. Kram ha dato la sua versione in un'intervista dell'1 agosto 2007 a ''Il Manifesto''. In tasca a Kram venne trovato un biglietto con la scritta Heidi, nome in codice della terrorista tedesca Frolich anche lei a Bologna in quei giorni.
Carlos ha detto piu' volte di essere convinto che la strage sia stata opera ''dei servizi yankee, dei sionisti e delle strutture della Gladio''. Su Kram dice che era pedinato da agenti segreti e che ''se fosse morto nell'attentato, sarebbe stato facile attribuirgli ogni colpa''.
Dal 2005 e' stata aperta dalla Procura di Bologna una inchiesta bis nata dalle emergenze della Commissione Mitrokhin. Riguarda la presenza in citta', la notte tra l'1 e il 2 agosto, del terrorista tedesco Tomas Kram, legato al gruppo dello 'Sciacallo' Carlos. Quest'ultimo, sentito in Francia, dove e' detenuto dal pm Enrico Ceri, ha fatto scagionato Kram dicendo che la strage ''e' roba della Cia''. Il predecessore di Cieri nell'inchiesta, Paolo Giovagnoli, aveva sentito anche Francesco Cossiga, in particolare sull'intervista data al 'Corriere della Sera' in cui parlava della matrice palestinese della strage di Bologna. Attuata - secondo il presidente emerito - con esplosivo che non doveva essere utilizzato in Italia, trasportato e scoppiato casualmente e involontariamente in stazione.
(fonte: ANSA)
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